Dopo l’ennesimo acquazzone Piazza Mentana torna a mostrarsi per quello che è davvero, non una piazza ma una distesa di melma, fango e pozzanghere, una superficie sconnessa che trasforma un semplice attraversamento in una prova di resistenza quotidiana.
I segni delle biciclette raccontano tentativi disperati di passaggio, l’acqua ristagna ovunque,
un tombino ostruito da anni continua a fare da tappo a ogni possibile deflusso, mentre il manto stradale appare letteralmente alluvionato, rendendo difficile, se non impossibile, transitare sia a piedi sia in bicicletta.
Viene quasi da sorridere amaramente pensando che, per muoversi qui, servirebbe un mezzo anfibio della protezione civile, in una città che investe risorse per piste e corsie ciclabili ma non riesce a sistemare un singolo tratto di strada abbandonato all’acqua e al fango.
Il decoro complessivo della piazza, negli ultimi tempi, è sotto gli occhi di tutti, soprattutto di notte, quando l’area diventa territorio di balordi e la nuova illuminazione installata si rivela insufficiente, incapace di garantire sicurezza e vivibilità a chi attraversa la zona.
Come se non bastasse, anche i nuovi cestini dei rifiuti, sostituiti da poche settimane, giacciono già a terra,
ennesimo simbolo di una gestione fragile e disattenta.
Il fatto che questa situazione fosse stata denunciata già mesi fa, se non addirittura un anno fa, senza che nulla sia cambiato, racconta meglio di qualsiasi comunicato l’immobilismo di chi dovrebbe intervenire, un immobilismo evidente, tangibile, documentato ancora una volta dalle immagini.
E così, mentre altrove brillano le luci spettacolari della ruota panoramica in Piazza delle Libertà, la realtà quotidiana della città resta questa, fatta di fango, incuria e promesse non mantenute, una realtà che non si copre con le luminarie e che chiede risposte concrete, non auguri di circostanza.
Fabio BOLDRIN
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