Nel parcheggio di Borgo Rovereto, ad Alessandria, resta l’odore acre dell’abbandono.
Manca però l’uomo che lo incarnava.
Mercoledì 17 dicembre 2025 siamo tornati nello stesso scantinato già documentato nei giorni precedenti.
L’intenzione era semplice: portare un pasto caldo a un immigrato senza tetto che viveva lì, raccogliendo l’appello lanciato da alcune associazioni del quartiere impegnate nell’aiuto ai più fragili.
Ad accoglierci, però, non c’era nessuno.
Il materasso dell’ immigrato è stato spostato a bordo strada.
Le feci e il degrado sono rimasti, insieme a una scopa e a una paletta che fanno pensare a uno sgombero silenzioso e senza spiegazioni.
La domanda è semplice e inquietante.
Che fine ha fatto quell’uomo, già simbolo di una marginalità estrema, documentata e denunciata, ma evidentemente non risolta.
Si spera che qualcuno se ne sia finalmente fatto carico.
Che le associazioni o le istituzioni (che sono lautamente finanziate per questo) abbiano avviato un percorso di tutela, di integrazione o persino di rimpatrio dignitoso se privo di permesso di soggiorno.
Perché ciò che è certo è che arrivare in questo Paese non gli ha garantito la vita che meritava o sperava.
Il materasso abbandonato sul marciapiede diventa così un segno muto ma potente.
La città resta sospesa tra buone intenzioni proclamate e responsabilità concrete mai chiarite.
Fabio BOLDRIN
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