Il contesto economico degli ultimi anni, segnato da un’inflazione persistente e da un generale aumento del costo della vita, ha modificato in modo significativo le abitudini finanziarie delle famiglie italiane.
Il potere d’acquisto ridotto e la difficoltà nel mantenere capacità di risparmio hanno spinto molti cittadini a rivalutare ciò che già possiedono, alla ricerca di forme immediate di liquidità.
In questo scenario, la vendita di oro usato è tornata a rappresentare una soluzione concreta e sempre più diffusa: un modo per trasformare gioielli, monete o oggetti inutilizzati in una vera e propria risorsa economica.
Queste motivazioni possono, in alcuni casi, sembrare i motivi principali della vendita da parte dei cittadini, ma molto più spesso di quanto si possa pensare, la vendita avviene perchè si è è venuti a conoscenza che l’oro negli ultimi 20 anni ha decuplicato il suo valore e, anche senza una reale necessità, si prende in considerazione la possibilità di poter vendere, in modo semplice e veloce, oggetti chiusi da anni in cassaforte o in cassetta di sicurezza.
Per comprendere appieno le dinamiche che determinano questo fenomeno, ci siamo rivolti a Mauro Galignani, titolare del punto vendita Compro Oro Bande Nere, realtà specializzata che costituisce un vero e proprio punto di riferimento a Milano, vantando un’esperienza di oltre 20 anni nel settore.
L’oro come bene rifugio
Quando l’economia attraversa momenti difficili, si prende in considerazione la vendita dell’oro perché da sempre questo metallo prezioso viene considerato uno dei beni rifugio per eccellenza.
A differenza del denaro, infatti, che può svalutarsi per effetto dell’inflazione, il valore dell’oro non dipende dalle decisioni delle banche o dei governi.
Oggi questa percezione è rafforzata dall’andamento positivo delle quotazioni, che negli ultimi mesi hanno raggiunto livelli particolarmente elevati.
Sono queste le ragioni principali che stanno spingendo gli italiani alla vendita dei loro preziosi. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di oro usato 750, corrispondente a 18 carati, vale a dire la tipologia più usata in gioielleria perché coniuga valore e resistenza: l’oro puro, essendo troppo morbido, non sarebbe infatti adatto alla lavorazione di anelli, collane, orecchini etc.
Dalla quotazione dell’oro puro a quella dell’oro usato 18 carati
Il valore dell’oro si determina sui mercati internazionali, dove il metallo viene scambiato quotidianamente come una vera e propria materia prima.
La quotazione ufficiale dell’oro puro – identificato come oro 999 o 24 carati – è fissata in dollari per oncia troy e rappresenta un riferimento oggettivo valido in tutto il mondo. Questo prezzo, aggiornato due volte al giorno dal London Bullion Market, risente delle dinamiche globali di domanda e offerta, delle politiche monetarie e delle variazioni nei tassi di cambio.
Da questa quotazione deriva il valore delle leghe comunemente presenti nei gioielli o negli oggetti d’uso. Nel caso dell’oro 750, per esempio, il metallo prezioso è composto per il 75% da oro puro e per il restante 25% da altri elementi, come rame o argento, che ne determinano colore e resistenza. Per conoscere il valore reale di un oggetto in oro è quindi necessario rapportare la quotazione dell’oro puro alla percentuale effettiva di metallo contenuta nella lega.
Consultare la quotazione dell’oro usato 750 sui siti di realtà come Compro Oro Bande Nere, quindi, può essere un buon punto di partenza per orientarsi e comprendere il potenziale valore dei propri preziosi.
E’ bene ricordare che la cifra effettiva proposta al momento della vendita dipende anche da altri fattori, che devono essere attentamente esaminati dal compro oro al momento della valutazione.
Come avviene la valutazione dell’oro usato nei compro oro
La stima del valore dell’oro usato parte sempre dalla quotazione internazionale dell’oro puro, aggiornata quotidianamente sui mercati di riferimento. Da questa base, gli operatori calcolano il prezzo effettivo tenendo conto delle caratteristiche dell’oggetto.
Il primo passaggio consiste nella pesatura, eseguita con bilance di precisione certificate che rilevano il peso netto del materiale in grammi.
Segue la verifica del titolo, cioè della quantità di oro puro contenuto nella lega. In molti casi questa informazione è già presente sull’oggetto sotto forma di punzonatura – una piccola incisione che indica i carati o la percentuale di metallo prezioso. Quando il marchio non è leggibile o mancante, si effettua una prova di titolo tramite reagenti o strumenti elettronici che determinano la composizione del metallo.
Una volta stabilita la purezza, l’operatore calcola il valore rapportando la quotazione corrente dell’oro puro alla percentuale effettiva di oro presente nell’oggetto. Il risultato viene poi espresso in euro al grammo e moltiplicato per il peso totale del metallo. Da qui deriva la valutazione finale, che può variare leggermente da un punto vendita all’altro in base ai costi di gestione, di raffinazione e ai margini applicati.
In questo modo la determinazione del prezzo segue un processo tecnico e verificabile, che unisce dati di mercato e misurazioni oggettive per restituire una stima il più possibile aderente al reale valore dell’oro.
Un indicatore dell’economia reale
L’aumento delle vendite di oro usato evidenzia una dinamica economica concreta, che permette di comprendere l’andamento dei comportamenti finanziari.
Si tratta di un segnale della capacità di adattamento dei cittadini, che continuano a trovare nell’oro una risorsa concreta anche nei momenti di maggiore instabilità.
Il fenomeno restituisce un indicatore utile per leggere la fase attuale dell’economia italiana: da un lato mostra la volontà di preservare il valore di ciò che si possiede, dall’altro evidenzia la propensione a trasformare i beni materiali in strumenti di sostegno immediato. L’oro diventa così parte di un’economia circolare del valore, dove ciò che era rimasto inutilizzato rientra nei circuiti produttivi e finanziari, contribuendo alla tenuta complessiva del sistema.
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