Oggi siamo sul Ponte Meier di Alessandria, e non è una bella scena: transenne che dividono la parte “sana” da quella che sta cedendo, lastre sollevate, bacchette staccate, corrimano arrugginiti: tutto questo dopo meno di dieci anni dalla sua inaugurazione.
La cifra stimata per intervenire è di oltre 350.000 euro, una somma importante — ma del resto serviva già ieri, visto che i listelli della pavimentazione si sollevano ogni inverno col gelo, rendendo il passaggio pericoloso e insicuro.
Alcuni politici locali — come il consigliere Fabrizio Priano — hanno lanciato un ultimatum: serve “un intervento urgente e strutturale”, non rattoppi che lascino il ponte in balia della ruggine e dell’usura.
Come segnalato anche da servizi giornalistici recenti, la struttura mostra “segnali evidenti di scrostamento e corrosione” su acciaio e cemento, “a meno di dieci anni dalla sua inaugurazione”.
E intanto la domanda sorge spontanea: perché un’opera disegnata da un archistar, promessa come simbolo urbano e di rilancio, deve essere già ridotta così?
Ma la questione non riguarda solo il Ponte Meier: anche la Passeggiata Sisto sul fiume tra Meier e l’altro ponte, il Ponte Tiziano — anch’esso in attesa di lavori — è piena di segni di incuria: pavimentazione sconnessa, canaline rotte con cavi a vista, lampioni oscurati dalla vegetazione, spazi degradati e pericolosi per pedoni e ciclisti.
E c’è pure il fantasma di un “secondo ponte sulla Bormida” di cui si parla da trent’anni: con l’arrivo di un enorme centro logistico (di un grande marchio internazionale – Primark a Spinetta Marengo) la pressione sul sistema viario aumenterà — e la città non può permettersi di restare con un’unica struttura fatiscente come collegamento.
Se davvero si vuole affrontare il tema traffico e mobilità per i prossimi decenni, servono progetti seri, risorse certe, ma soprattutto quella parola che da troppo tempo è diventata tabù: manutenzione…
Il rischio inoltre è di assistere all’ennesimo annuncio pubblico (magari tra cinque anni) che rimanda a fondi, bandi, bilanci di là da venire..
Nel frattempo, il ponte marcia verso il degrado a cielo aperto, e chi lo attraversa — in bici oppure a piedi, deve sperare che nessun listello ceda proprio sotto ai piedi.
Fabio BOLDRIN
Scopri di più da
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Commenta per primo