Alessandria (sprofonda): la città rattoppata tra buche, cantieri e abbandono

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orange traffic cone on urban street
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C’è un rumore che accompagna la vita quotidiana di Alessandria: quello dei pneumatici che sbattono sulle buche. Un rumore che racconta meglio di mille parole lo stato in cui versa la città.
Dopo i lavori per il teleriscaldamento, le strade sono state richiuse in fretta, rattoppate con asfalto di fortuna che cede già al primo temporale.
Ovunque si guardi ci sono cantieri, deviazioni, semafori lampeggianti. Una città sventrata, che vive in un eterno “lavori in corso”, senza un disegno complessivo, senza un’idea chiara di futuro. Gli automobilisti imprecano, i commercianti si lamentano, i residenti scuotono la testa. È la quotidianità di una comunità che si sente lasciata sola.
E poi ci sono gli spazi pubblici dimenticati: giardini invasi dalle erbacce e da senzatetto, da bande multietniche panchine rotte, spiazzi diventate parcheggi improvvisati. La sera, gruppetti di giovani – spesso “nuovi italiani”, nati qui ma senza prospettive – si ritrovano a bighellonare, tra noia, disillusione e tracotanza: sono il sintomo di un problema più grande: quello di una città che non offre più nulla in termini di prospettive e di sicurezza.
Alessandria appare così: una città rattoppata, non solo nell’asfalto ma anche nel suo tessuto sociale e urbano. Un capoluogo che fatica a ritrovare una direzione, dove la manutenzione d’emergenza sostituisce la programmazione, e dove ogni nuovo cantiere sembra aggiungere un pezzo alla sensazione di disordine.
Serve un piano serio di rigenerazione e manutenzione, ma anche una visione che restituisca alla città una dignità urbana e sicurezza. Perché – come mostrano le immagini – Alessandria non può continuare a vivere di rattoppi o di inganni.


Luigi Manzini


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