Dorme ai giardini della stazione: disagio che non fa più rumore

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Sabato 18 ottobre, nei giardini pubblici vicino alla stazione di Alessandria, un uomo dorme all’aperto, sul ponticello che attraversa il laghetto, ormai in stato di abbandono. È coperto da alcune coperte, con una valigia accanto. La temperatura è di circa otto gradi.
Un’immagine sempre più frequente in molte città italiane, che segnala una condizione di marginalità ormai diventata parte del paesaggio urbano. La povertà estrema, l’assenza di reti di sostegno e la riduzione degli interventi pubblici contribuiscono a una situazione che da emergenza è diventata normalità.
Non si tratta solo di disagio visibile, ma anche del rischio concreto di derive più gravi. Resta ancora forte, infatti, lo sdegno per la morte dei tre carabinieri, uccisi dall’esplosione di un ordigno artigianale durante un tentativo di sfratto. Una tragedia ingiustificabile che ha colpito profondamente l’opinione pubblica, ma che impone anche una riflessione più ampia.
Quel gesto estremo, inaccettabile e doloroso, affonda le radici in una condizione di miseria, degrado e abbandono. Quando le persone si trovano private di tutto — lavoro, casa, diritti, prospettive — si crea uno spazio pericoloso, in cui la rabbia può prendere il posto della ragione. La fragilità sociale, se ignorata, può trasformarsi in conflitto, in esasperazione, in perdita di controllo.
Prevenire questi scenari non è solo un compito delle forze dell’ordine, ma delle istituzioni nel loro complesso. Servono politiche strutturali, strumenti efficaci di inclusione, e soprattutto la volontà di non considerare la povertà come un dato inevitabile.
Oggi, a pochi passi dalla stazione, un uomo dorme su un ponticello. E quel gesto silenzioso, ignorato dai più, resta uno specchio fedele della condizione sociale di un Paese che sembra non vergognarsi più della propria indifferenza.


Vanni CENETTA


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