Sabato 11 ottobre 2025, in una fredda mattina su Corso Crimea, si ripete una scena purtroppo ormai comune: sotto un dehor, tra le insegne di attività chiuse e le bandierine tricolori ancora appese dopo la festa degli Alpini, un uomo dorme avvolto in una coperta.
La telecamera si sofferma su questa immagine.
«L’inverno avanza, e persone così ne abbiamo viste e continueremo a vederne», dice il cronista, accompagnato dal professor Luigi Manzini, che offre un’analisi amara ma lucida della situazione. «L’avevamo preannunciato – spiega – e ogni anno che passa è sempre peggio. Anche famiglie normali stanno soffrendo: soldi per la guerra, soldi per l’energia, disoccupazione, mancanza di investimenti.»
La manovra economica, aggiunge, muove appena 14/16 miliardi: una cifra irrisoria di fronte agli impegni europei che legano l’Italia a versamenti europei per 800 miliardi l’anno per i prossimi dieci anni.
Il prezzo di queste scelte, sottolinea, lo pagano i cittadini: «Vengono sottratti fondi al welfare, alla sanità, alla scuola, alla previdenza, alla cura, al sostegno del lavoro.»
L’uomo che dorme sul marciapiede diventa così il simbolo di una crisi più profonda, di una povertà che non riguarda più solo i margini, ma che si estenderà al cuore di un continente un tempo prospero.
Le bandierine italiane sembrano irridere questa immagine, mentre la scena si chiude con un proverbio amaro:
«Passata la festa, gabbato lo santo.»
Vanni Cenetta
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