La Discrezione

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In TV, dal mattino alla notte, hanno ampio spazio vicende di violenza e di morte.
In uno dei primi film di W. Allen, giornalisti chini su un politico morente per un attentato gli chiedono:
«Cosa si prova morendo?». W. Allen non faceva spettacolo, ma prevedeva a quale spettacolo avremmo assistito.
Le compagnie di giro di esperti, una volta visti filmati di morti ammazzati, intrattengono il pubblico aggredendo parenti e amici di chi è morto, chiedendo quali siano i loro vissuti, dibattendo sull’autopsia, sulle scie di sangue, sull’eventualità di suicidio o di omicidio, mentre tornano sullo schermo le immagini dei parenti, del loro pianto — quasi solo un singhiozzo (quando non del piacere di apparire, della loro ipocrisia: «Chiediamo giustizia, non vendetta»).
In studio poi colpevolisti e innocentisti si azzannano e, senza prove, sentenziano su una o l’altra verità. Non ne capiscono nulla.
Mai, credo, siano giunti a una conclusione corretta, ma intanto fanno spettacolo spacciandolo per realtà. Un giornalismo ignobile, che dura per giorni consecutivi, con punte di intelligenza di due primattori di queste trasmissioni.
CREPET è impagabile: il suo farsi pensoso e severo, quando si aggiusta il ciuffo, coincide con il niente che ha da dire ma che dice ugualmente con intonazione tombale.
La BRUZZONE, truccata e vestita in modo da convincere a priori con la sua bionda beltà, è straordinaria: si scalda, certa com’è che l’indagato sia colpevole o no, e non si trattiene dal rivelare dettagli dell’istruttoria in corso che, a quanto so, dovrebbero essere oggetto di segreto.

La discrezione.

È richiesta da Tristano morente con un gesto:
«E si voltò verso il muro».
Bud Spencer, morendo, ringraziò tutti i suoi cari e i suoi amici (la vita, insomma).
Tristano e Spencer non sono stati raggiunti dai giornalisti e dagli operatori di una televisione vicina all’abiezione.

Enrica Gardiol


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