Sabato 6 settembre 2025, davanti all’ospedale civile di Alessandria, ciò che accoglie visitatori e pazienti non è il colore delle rose ma un paesaggio segnato da incuria: aiuole invase da sterpaglie, tubi d’irrigazione dimenticati, sporcizia e un vecchio cartellone pubblicitario con brandelli di carta svolazzanti.
Un tempo quest’area verde era ben curata e dava un senso di accoglienza. Oggi, invece, racconta un disagio che va oltre l’aspetto estetico: parla di una città in difficoltà, tra servizi esternalizzati e manutenzioni che faticano ad arrivare.
Le responsabilità non possono più essere attribuite solo al passato. Dopo anni di gestione, è legittimo aspettarsi scelte chiare e una maggiore attenzione al decoro urbano.
Nel frattempo, molti cittadini sembrano essersi rassegnati: le frasi “non ci sono soldi” o “è colpa di chi c’era prima” suonano ormai come un disco rotto.
Questa piccola fotografia locale si intreccia con dinamiche nazionali più ampie: costi energetici in aumento, spese pubbliche sbilanciate, e intanto i servizi essenziali arretrano.
Resta un senso di nostalgia per quando, grazie al volontariato civico, queste aiuole rifiorivano. Oggi quella stessa partecipazione sembra essersi spenta, soffocata da una sensazione diffusa di impotenza.
Il nuovo ospedale, promesso per il 2032, appare ancora lontano. E intanto chi arriva in città si trova davanti un’immagine che, più che parlare di cura, suggerisce abbandono.
Ma tra il grigio e le sterpaglie, resiste ancora una rosa: un piccolo simbolo di tenacia, fragile ma presente, come a ricordarci che cambiare è ancora possibile.
Vanni CENETTA
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