In un sabato mattina di fine agosto, Corso Virginia Marini — nel cuore di Alessandria — restituisce l’immagine di un centro che sta cambiando volto. La passeggiata lungo la via rivela, attraverso le immagini una sequenza di serrande abbassate, insegne sbiadite e vetrine vuote: segni evidenti della chiusura di numerose attività commerciali.
Pochi esercizi resistono ancora, con qualche tocco di verde curato che tenta di addolcire un paesaggio urbano altrimenti segnato da desolazione e abbandono.
Nel contesto degli ultimi venticinque anni, fenomeni globali come la delocalizzazione produttiva e l’espansione dell’e-commerce hanno modificato profondamente il tessuto economico cittadino. I piccoli commercianti, un tempo pilastro della vita urbana, si sono ritrovati progressivamente schiacciati dalla concorrenza della grande distribuzione e delle piattaforme digitali.
A questo processo economico si è accompagnata anche una trasformazione sociale e culturale. I cambiamenti demografici hanno visto l’arrivo di nuove comunità, spesso impegnate in settori trascurati da una manodopera locale sempre meno propensa ad accettare occupazioni stagionali o a bassa retribuzione. La presenza di nuove realtà, come centri massaggi, macellerie etniche e negozi gestiti da imprenditori stranieri, rappresenta una delle molte sfaccettature di una transizione complessa.
Quella in corso non è soltanto una crisi commerciale, ma una metamorfosi più ampia che coinvolge abitudini, identità e riferimenti culturali. Un cambiamento percepito da molti come repentino, talvolta imposto, e non privo di conseguenze sul senso di appartenenza e sulla coesione sociale.
Simbolo emblematico di questo passaggio è la storica panetteria del corso, un tempo frequentata per focacce e pane fresco, oggi chiusa e vuota. Intorno, i cartelli “vendesi” e “affittasi” raccontano silenziosamente le difficoltà di un’intera area urbana.
C’è chi legge in questo scenario una trasformazione inevitabile, dettata dalle leggi del mercato e dai mutamenti globali. Altri vi vedono un declino troppo rapido, che rischia di svuotare la città della sua anima commerciale e delle relazioni che un tempo ne animavano la vita quotidiana.
Mentre ci si allontana dalle vie che furono il cuore pulsante del commercio alessandrino, resta la sensazione di una comunità in equilibrio precario tra memoria e incertezza. Un luogo dove il tempo non si è semplicemente limitato a passare, ma sembra essere stato spinto a correre troppo in fretta.
Vanni Cenetta
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