Sotto le arcate del ponte sulla Bormida, in una mattina di fine agosto, si riaccende un dibattito che ad Alessandria si trascina da anni: quali sono le vere priorità per il futuro della città?
Il sindaco Giorgio Abonante ha rilanciato nei giorni scorsi il progetto di abbattimento del monoblocco dell’ospedale civile, per lasciare spazio a un nuovo polo sanitario da realizzare nei pressi del quartiere Galimberti.
Un’opera ambiziosa, con orizzonte al 2032, che rappresenta una svolta per la sanità cittadina.
Ma il dibattito resta aperto.
In molti continuano a chiedere a gran voce il secondo ponte sulla Bormida, considerato indispensabile per una città in cui la logistica cresce, il traffico aumenta e la popolazione si espande.
Ospedale e ponte, insomma, non sono in competizione: sono entrambi fondamentali.
Il primo per garantire salute, il secondo per assicurare mobilità, sicurezza e sviluppo.
C’è però un ostacolo evidente: mancano all’appello circa 38 milioni di euro per finanziare completamente il nuovo ponte.
E nel frattempo, i costi lievitano anche per via delle nuove prescrizioni previste dal Piano di Assetto Idrogeologico, che impone ulteriori interventi lungo le sponde del fiume.
A tre anni dall’approvazione del piano, però, non si vedono cantieri.
Né per le arginature, né per il rafforzamento delle difese fluviali.
Un’assenza che preoccupa, soprattutto in un territorio già fragile dal punto di vista idraulico.
Intanto il ponte esistente, unico collegamento disponibile, mostra segni evidenti di degrado e trascuratezza: parapetti danneggiati, ringhiere mai riparate dopo incidenti.
Eppure, resta ancora oggi l’unico varco verso il cuore della città.
Alessandria è sospesa tra progetti futuri e problemi irrisolti.
Da un lato il sogno di una sanità moderna, dall’altro l’urgenza di infrastrutture sicure e funzionali.
Serve una visione chiara, servono risorse, ma soprattutto serve una volontà politica capace di trasformare le parole in fatti.
Vanni CENETTA
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