
Sabato 3 maggio 2025, in Corso 100 Cannoni ad Alessandria, l’ennesimo cantiere per il teleriscaldamento si presenta ai cittadini con scavi, tubi sparsi, guaine, cumuli di terra e degrado visibile, mentre le rose sono sommerse dalle erbacce incolte e lo spazio verde trascurato.
Dopo due anni di apparente tregua dai primi interventi nel quartiere Europa, i lavori ripartono senza che siano stati sanati i danni precedenti, come testimoniano le strade ancora malmesse e i ripristini superficiali.
Il progetto prosegue nonostante il dissenso dei cittadini, sospinto da evidenti interessi sia pubblici che privati: il Comune di Alessandria, ad esempio, detiene indirettamente il 10% dell’azienda di Telenergia l’azienda titolare del progetto.
Tuttavia, il teleriscaldamento alessandrino nasce già obsoleto: a differenza di quello di Brescia, dove invece l’energia necessaria si recupera dal calore prodotto dalle acciaierie durante il loro ciclo di lavorazione e da un termovalorizzatore, qui invece il calore lo si produce solo bruciando gas metano – spesso costoso gas liquefatto d’importazione – aggravando i costi e l’impatto ambientale.
È facile poi prevedere per il teleriscaldamento un futuro di tipo monopolistico sull’ offerta e quindi sulle tariffe.
A differenza della prima fase di scavi sembrerebbe sia stato istituito un tavolo permanente di vigilanza per verificare lo stato dei lavori, ma soprattutto per controllare il ripristino dei luoghi interessati agli scavi.
Vanni CENETTA






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