Piove. È una di quelle piogge che penetrano fino alle ossa e gelano l’anima, proprio come la storia di Anan, una donna arrivata in Italia con tutti i documenti in regola, spinta dall’amore per un paese che considerava il suo paradiso. Ma oggi, sotto questo cielo grigio, Anan non vede più l’Italia con gli stessi occhi. Da quasi dieci mesi vive in una tenda ai margini di Alessandria, dopo aver passato nove mesi in un dormitorio che lei descrive come una “galera”.
La sua discesa nell’abisso è cominciata con un matrimonio sbagliato, con un uomo violento e alcolista. Dopo tre mesi di inferno, Anan ha trovato il coraggio di lasciarlo, ma la sua vita è crollata definitivamente. Senza un tetto, senza lavoro, senza speranze, Anan si è ritrovata abbandonata da quelle stesse istituzioni che avrebbero dovuto proteggerla. “I sociali non mi aiutano,” ripete, parlando di un sistema che invece di sollevarla la tiene incatenata nella povertà. Ha perso un bambino, ha avuto un’emorragia, eppure non ha ricevuto cure adeguate. “Il dormitorio non è una scelta, è un inferno,” denuncia con la voce rotta dalla sofferenza, accusando il sistema di guadagnare sulla disperazione di chi, come lei, cerca solo una via d’uscita. Nonostante tutto, Anan ama ancora questo paese. “L’Italia era un paradiso, ora è cambiata,” dice con una malinconia che spezza il cuore. Il suo grido di aiuto risuona sotto la pioggia battente: “Non posso farcela da sola, ho bisogno di aiuto”. Ha provato tutto, ha lavorato quando poteva, ha cercato assistenza, ma il sistema l’ha tradita. “Mi sento peggio di un cane,” confessa, il viso scavato dalla fame e dalla fatica, il corpo segnato dalle ferite fisiche e morali. Eppure, nonostante tutto, non piange. “Non ho bisogno di mangiare, ho bisogno di uscire da questo buio”. Oggi, mentre le sue parole si confondono con il rumore della pioggia, l’Italia deve guardarsi allo specchio e chiedersi: quanto vale la vita di una donna abbandonata?
Chiunque abbia ulteriori informazioni o dettagli riguardanti la sua vicenda è pregato di comunicarli o farli sapere in qualche modo.
Fabio Boldrin
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