‘Mercenari” in corsia: la piaga dei gettonisti nella sanità

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Medici che arrivano anche da molto lontano sono impiegati soprattutto nella medicina d’urgenza

In un momento in cui la crisi della sanità pubblica è ormai da considerarsi endemica e strutturale (la difficoltà nell’ottenere una visita medica, anche urgente, prima della propria prematura dipartita per mancanza di cure è sotto gli occhi di tutti), c’è una categoria di operatori della sanità che invece non conosce crisi: i gettonisti. Per questa categoria di professionisti l’emergenza (emergenza?) sanitaria del Covid è stata una vera e propria manna dal cielo: dal 2020 è stata ben facilitata la possibilità di guadagnare in pochi giorni quello che altrimenti si sarebbe guadagnato in un intero mese di lavoro. Se infatti un medico strutturato di Pronto Soccorso guadagna in media 3/4mila euro, un gettonista incassa 120 euro lordi all’ora per turni che possono durare dalle 10 alle 24 ore.

«Ci sono psichiatri gettonisti che si combinano turni che durano un’intera giornata, dormendo in reparto ma rimanendo sempre reperibili”, ci dice un’infermiera dipendente dell’ ospedale di Novi Ligure, che preferisce però rimanere anonima: “Meglio non esporsi, sono già stata redarguita dalla direzione sanitaria perché ero critica nei confronti della politica di vaccinazione di massa».

E continua: «Molti si pongono con fare superbo pur non dimostrando un’adeguata professionalità, noi infermieri lavoravamo meglio con i medici in organico. C’è un turn over eccessivo, ci mandano medici che arrivano persino da Firenze o Roma, decide la cooperativa».

Non illudetevi che nel settore privato la situazione sia migliore: «Anche lì i gettonisti sostituiscono gli strutturati che mancano ed il problema è che non sempre rispettano un regime orario adeguato: possono fare un sacco di ore per prendere molto di più ma non rispettano gli orari che dovrebbero rispettare se fossero dipendenti», ci spiega Alessandro Morandini del sindacato CUB Sanità di Alessandria.

«Più che i medici mancano gli infermieri, la facoltà di infermieristica non è più appetibile e non si iscrive quasi più nessuno, tanto che molti operatori oggi arrivano dall’India. Grazie agli accordi internazionali siglati, per un indiano non è poi così difficile far riconoscere qui in Italia la laurea presa nel proprio Paese. Questi operatori lavorano con partita IVA con delle cooperative e vengono distribuiti a seconda dei contratti stipulati dalle stesse. Alle strutture, sia pubbliche che private, conviene perché in questo modo evitano di adempire ai tanti e macchinosi obblighi fiscali»■
MARCELLO ROSSI