Mara Mayer del centro antiviolenza me.dea sul concetto di violenza domestica e sulla funzione e le attività dei centri antiviolenza nella società contemporanea.
La violenza è da condannare da qualunque parte essa provenga, ma sempre più studi ed evidenze mostrano che numerose categorie di persone, tra cui gli uomini (ma non solo), costituiscono un’ampia percentuale del totale delle vittime delle violenze domestiche pur non godendo della stessa protezione istituzionale.
Questo fenomeno spesso è avvolto dal silenzio e poco considerato a causa degli stereotipi di genere sulle vittime.
Ancora oggi infatti esistono pochissimi servizi antiviolenza non solo per le donne. Sì potrebbe concludere che appare sempre più evidente l’importanza di estendere (o creare) servizi e centri antiviolenza anche per le altre vittime (uomini etero, LGBT, lesbiche…).
Tutto questo necessariamente presuppone anche il mutamento di quel modello culturale che ha generato lo stereotipo di violenza domestica legato quasi esclusivamente al genere maschile, che sicuramente è preponderante, ma non unico.
Svegliati Alessandria – Servizio a cura di Marcello Rossi
Il centro antiviolenza me.dea è da sempre schierato contro ogni tipo di violenza, ma prende le distanza da una narrazione fuorviante che mira a minimizzare l’emergenza della violenza sulle donne, per enfatizzare quella subìta dagli uomini, come se si trattasse di una gara.
I centri antiviolenza nascono e si professionalizzano per aiutare le donne a liberarsi da soprusi, diseguaglianze, violenza, e i numeri di questa violenza sono sotto gli occhi di tutti, con l’ultima donna uccisa in Italia poche ora fa.
Questa triste realtà è tale anche se i negazionisti si ostinano a fornire in vari modi altre rappresentazioni. Noi prendiamo le distanze e andiamo avanti nel nostro lavoro, sottraendoci con fermezza a strumentalizzazioni che vorrebbero far passare chi come noi si occupa di violenza maschile alle donne, strutturalmente contro gli uomini. Per dirla con le parole di Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, a cui me.dea appartiene, “il nostro è un impegno di civiltà e di rispetto per le donne e per tutti. Gli uomini che non agiscono la violenza e che la riconoscono come violazione di diritti sono importanti alleati nel sostenere attivamente il contrasto a questo fenomeno”.
Spiace che proprio durante una manifestazione trasversale come il Pride, il giornalista abbia voluto incentrare quasi tutto il servizio sugli uomini, esercitando di fatto una discriminazione. Dietro la sua insistenza, difficile non cogliere la volontà di strumentalizzare le nostre parole.
A nostro avviso è stata persa un’occasione per fare informazione di qualità, ma confidiamo nel senso critico di lettori e ascoltatori.
Centro Antiviolenza me.dea
1) “Spiace che proprio durante una manifestazione trasversale come il Pride, il giornalista abbia voluto incentrare quasi tutto il servizio sugli uomini, esercitando di fatto una discriminazione. Dietro la sua insistenza, difficile non cogliere la volontà di strumentalizzare le nostre parole.”
Il mestiere del giornalista che fa informazione e non fa l’addetto stampa è quello di fare informazione, e quindi porre domande che non per forza devono essere preventivamente concordate a telecamere spente, così come non devono per forza essere preventivamente concordati l’argomento ed il contesto dell’intervista. Il titolo virgolettato non è nient’altro che un elemento riportato dalla stessa intervistata, alla quale sono stati presentati dati e fatti nudi e crudi. Non si capisce a quale comportamento discriminatorio me.dea faccia riferimento.
2) “Il centro antiviolenza me.dea è da sempre schierato contro ogni tipo di violenza, ma prende le distanza da una narrazione fuorviante che mira a minimizzare l’emergenza della violenza sulle donne, per enfatizzare quella subìta dagli uomini, come se si trattasse di una gara. I centri antiviolenza nascono e si professionalizzano per aiutare le donne a liberarsi da soprusi, diseguaglianze, violenza, e i numeri di questa violenza sono sotto gli occhi di tutti, con l’ultima donna uccisa in Italia poche ora fa.”
Il centro me.dea è un centro antiviolenza femminile e, proprio come dichiarato dall’operatrice intervistata, “ha fatto una precisa scelta di campo”, ovvero quella di occuparsi di ogni tipo di violenza appunto, purchè questa abbia come vittima una donna. L’intento dell’intervista era quella di stimolare ed aprire un dibattito sulla violenza in tutte le sue declinazioni, senza mettere in competizione le diverse vittime, ma, al contrario, cercare di creare un dialogo ed un confronto proattivo tra le differenti realtà associative che si occupano di tutela delle stesse. A tal proposito ci facciamo promotori di un incontro tra queste diverse associazioni, anche a telecamere accese, purchè ci sia il comune intento di sviluppare un percorso condiviso per la lotta ad ogni forma di violenza.
3) “Questa triste realtà è tale anche se i negazionisti si ostinano a fornire in vari modi altre rappresentazioni.”
Proprio considerato che il negazionismo della violenza di genere è riprovevole, abbiamo deciso di parlare di una casistica che troppo spesso passa sottotraccia, senza negare d’altro canto i fenomeni di violenza di cui me.dea si occupa.
4) “Noi prendiamo le distanze e andiamo avanti nel nostro lavoro, sottraendoci con fermezza a strumentalizzazioni che vorrebbero far passare chi come noi si occupa di violenza maschile alle donne, strutturalmente contro gli uomini.”
L’intervista esplicita proprio come come l’associazione me.dea non sia affatto “strutturalmente contro gli uomini”, dal momento in cui il nostro giornale vi ha dato modo di dire in maniera chiara che “la violenza non ha genere”.
5) “A nostro avviso è stata persa un’occasione per fare informazione di qualità, ma confidiamo nel senso critico di lettori e ascoltatori.”
Rimarcando il nostro ruolo di giornalisti e non di addetti stampa, e facendo presente che abbiamo portato alla pubblica attenzione un fenomeno reale di cui nemmeno “le reti Rai e di Berlusconi parlano”, siamo aperti ad accogliere i consigli di me.dea per migliorare il nostro lavoro e rilanciamo la proposta di avere la vostra collaboratrice nuovamente come nostra ospite in compagnia di chi si occupa di altri generi di violenza, per un incontro arricchente che vada nella direzione comune della lotta alla violenza.
Al di là della risposta ovvia( e forse troppo settoriale) di chi si occupa “per scelta di campo” della sola violenza subita dalle donne, il merito del servizio è stato proprio quello di accendere[finalmente ]i riflettori su un fenomeno ancora avvolto dal silenzio, poco conosciuto e denunciato e cioè la violenza e gli abusi subiti dagli uomini. Una serie di documenti importanti quali pronunce della Cassazione, ricerche dell’Istat, relazioni di Associazioni che si occupano di fornire supporto a mariti fidanzati,compagni e padri che subiscono vessazioni, studi di varie Università, ricerche di studiosi di fama internazionale hanno posto l’attenzione sull’aumento delle violenze domestiche anche contro gli uomini, una “violenza negata” come qualcuno l’ha definita. Quindi, in conclusione, occorrerebbe attribuirle la giusta attenzione e considerarla alla stregua di qualunque altro abuso.