“I figli non si comprano, l’utero in affitto diventi reato universale”, è lo slogan che farà discutere di una campagna di affissioni in cui si invita a firmare una petizione per evitare la maternità surrogata. Sui manifesti lunghi sei metri compare un bambino in un barattolo, come se fosse un prodotto da supermercato. I manifesti sono già comparsi nelle principali città italiane. Non ancora ad Alessandria, nonostante la richiesta. Perchè l’iter si sarebbe fermato, in attesa del nulla osta comunale.
A spiegarlo è Angelo Mandelli già candidato sindaco per il Popolo della Famiglia, il quale aveva chiesto spazi e costi all’agenzia che si occupa delle affissioni nel capoluogo.
“Mi hanno chiesto il bozzetto per controllare la presenza di loghi commerciali, ma anche per chiedere l’approvazione di Palazzo Rosso, visto il tema delicato e visto il manifesto ‘di impatto'”, commenta Mandelli che si spinge addirittura a parlare di censura da Corea del Nord.
Eppure in altre città i manifesti ‘di impatto’ sono già stati appiccicati, suscitando naturalmente il dibattito che si cercava. “Magari il comune darà l’ok, ma non è comunque giusto che un cittadino o una associazione debbano chiedere il permesso per esprimere le loro idee pubblicamente” è la tesi di Mandelli, seppur nel regolamento delle affissioni sia specificato che il sindaco abbia facoltà di far rimuovere i cartelloni pubblicitari in caso di contenuti offensivi o choccanti.
Se me la dai…
Nel 2015 il sindaco Rossa aveva fatto oscurare una pubblicità in cui l’allusione sessuale di un concessionario d’auto usate era fin troppo chiara: “Se me la dai te la pago subito” era scritto di fianco ad una modella molto provocante.
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