Non posso non essere d’accordo con il giornalista (Franco Bechis) che ieri ha scritto: “un governo di un Paese democratico non si nasconde dietro a un algoritmo come fosse un social network”.
Peraltro un algoritmo (basato su dati assolutamente contestabili, costruiti ad arte in larga misura e venduti come la verità scientifica assoluta) che sta facendo danni e ingiustizie, nei suoi automatismi. Lo scientismo puro al servizio di una operazione politico-economica antidemocratica, eterodiretta, che mette al riparo da scelte (o meglio nasconde scelte opache) e da responsabilità politica i decisori locali: i nostri governanti comunque lo sanno benissimo,
Evidentemente manca la premessa: la democrazia è morta.
Vince la modalità tecnologia totale declinata nella versione pandemica, digitalizzata ormai imposta a tutti i livelli in Europa.
Intanto il nostro Paese, ridotto a lazzaretto e murato vivo, muore: i vari presidenti di regione e i sindaci, peraltro su fronti politici eterogenei, protestano non per sport: ma perchè vedono la comunità soffrire enormemente e morire. E la gente è in piazza a protestare perché vede la propria vita sconvolta e le proprie fonti di sostentamento distrutte.
Luigi Manzini
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