
Non c’era tempo per una grande rievocazione in costume, come tutti gli anni. Così la battaglia tra Francesi ed Austriaci del 14 giugno 1800 si è pensato .

Con “virtuale”, nel 2020 si è subito pensato a ricostruzioni computerizzate, tour storici a 360° del campo di battaglia, contributi esclusivi. Ma poi la parola ‘talk’
ha suscitato un brivido. La certezza di essere tornati indietro di 15 anni è arrivata nel leggere gli organizzatori.
L’esperimento multimediale è stato un fiasco, sia nella divulgazione storico turistica, sia nel pubblico, veramente scarso che un webinar su come allevare i bachi da seta sul balcone avrebbe generato più interesse.
Se ci aggiungiamo i problemi di audio, le location tristi e la verve da tribuna politica, allora l’effetto soporifero è servito. Neppure Philippe Daverio è stato utile ad alzare l’audience: forfait per problemi di salute che a pensar male – nonostante il colpo di teatro della telefonata in diretta della moglie – si potrebbe sibilare che non avesse voluto mettere la faccia per otto utenti collegati su facebook.
Troppo poco tempo per confezionare qualcosa di diverso? Creare eventi è da sempre un mestiere complicato, soprattutto in questa epoca digitale. Si fa presto a ‘floppare’, soprattutto se si affronta un mondo – quello dei social – che i boomer non conoscono bene (neppure io, con 20 anni di meno).
Ma se avessero proposto un format del genere a qualunque comunicatore che mastica un po’ di social network la risposta sarebbe stata la stessa: “Lasa sté” (lascia perdere).
Quanto è costato? Non è questo il punto principale, infondo. Dispiace comunque che migliaia di euro di soldi pubblici siano evaporati per una rievocazione che lascerà il segno come un castello di sabbia sul bagnasciuga. Sarebbe stato meglio averli dirottati per qualche prodotto duraturo, che so, un video promozionale. Ma se volete altri consigli vi do l’iban…
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