Noè e il diluvio universale: la fine e il nuovo inizio

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Il Signore, ormai stanco e deluso dalla corruzione degli uomini, decise di eliminare l’umanità dalla faccia della Terra, ad eccezione di un uomo giusto: Noè. 

La Bibbia lo descrive come retto e pio, un uomo che viveva secondo i principi del bene in un mondo ormai dominato dal peccato. 

Di fronte a un’umanità corrotta, Dio scelse di mandare un diluvio per purificare il mondo, ma concesse a Noè e alla sua famiglia la possibilità di salvarsi. 

Gli ordinò di costruire un’arca di legno, un’enorme imbarcazione che avrebbe dovuto ospitare, oltre a Noè e ai suoi cari, anche una coppia di ogni specie di animale, maschio e femmina, con il cibo necessario per sopravvivere.

Quando l’arca fu pronta, venne sigillata e il cielo si aprì in un diluvio senza fine: per 40 giorni e 40 notti le acque sommersero ogni cosa, coprendo monti e pianure, cancellando la vita al di fuori dell’arca.

Ogni essere vivente che non aveva trovato rifugio nell’arca perì, lasciando Noè e i suoi compagni come gli unici superstiti. 

Alla fine dei 40 giorni, la pioggia cessò e l’arca cominciò a poggiare di nuovo sul suolo emerso. 

Noè, per capire se le acque si fossero ritirate del tutto, inviò prima un corvo, che non fece ritorno, e poi una colomba, che rientrò portando con sé un ramoscello d’ulivo, segno che la terra stava rinascendo. 

Quando finalmente Noè e la sua famiglia poterono uscire dall’arca, il patriarca costruì un altare per ringraziare Dio, il quale rispose con il segno dell’arcobaleno, promettendo che non avrebbe mai più distrutto la Terra con un diluvio. 

Da quel momento, la colomba con il ramo d’ulivo divenne simbolo di pace, segno tangibile di una promessa divina di redenzione e speranza per l’umanità rinata.

“Ecco, io stabilisco il mio patto con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, e con ogni essere vivente che è con voi” (Genesi 9:9-10).

Sara BORGOGLIO 

Fabio BOLDRIN