Gender Pay Gap nello sport: una farsa fuori dalla realtà

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Nell’era dell’informazione istantanea e dei social media, il dibattito sul “gender pay gap” sembra aver raggiunto nuove vette, spesso sfiorando l’assurdo.

Un esempio lampante è l’immagine che circola su internet mostrando i salari dei rookie nel basket: Caitlin Clark della WNBA guadagna $76,500, mentre Victor Wembanyama della NBA porta a casa $12.1 milioni. Il motivo di questo divario è molto semplice da spiegare, poiché la realtà finanziaria dello sport è innegabile: gli sport maschili generano introiti colossali.

La NBA, ad esempio, incassa miliardi di dollari tra diritti televisivi, sponsorizzazioni e vendite di merchandising. Questi introiti non solo sostengono la lega stessa ma spesso contribuiscono anche a finanziare le leghe femminili, come la WNBA. Senza il sostegno economico di quelle maschili, molte leghe femminili potrebbero non esistere.

Gender gap?

Questo dato di fatto è sufficiente a demolire il dibattito sul “gender pay gap” nello sport, poiché ignora la fondamentale differenza di mercato tra le due realtà. Inoltre, questione ancora più importante, mentre si discute di milioni di dollari guadagnati da atleti e atlete, il cittadino comune lotta per arrivare a fine mese. L’inflazione galoppante sta erodendo il potere d’acquisto delle persone, rendendo la vita quotidiana sempre più difficile. Discutere di un “gender pay gap” tra individui già ultraricchi sembra fuori luogo e distaccato dalla realtà della maggioranza delle persone. Invece di focalizzarsi su questioni che riguardano una minoranza privilegiata, sarebbe più utile (e rispettoso nei confronti di tutti) concentrare l’attenzione sui veri problemi economici che affliggono la popolazione.

Una volta, la sinistra politica era la voce dei lavoratori, dei cittadini comuni che lottavano per condizioni di lavoro eque e salari dignitosi. Oggi, sembra che questa stessa sinistra abbia adottato un nuovo cavallo di battaglia: il marxismo culturale. Il “gender pay gap” è diventato una bandiera ideologica, mettendo in contrapposizione uomini e donne e distogliendo l’attenzione dalle vere battaglie sociali. Invece di concentrarsi su questioni fondamentali come la giustizia economica e sociale, si preoccupano di problematiche che riguardano principalmente una élite già privilegiata. Il dibattito sul “gender pay gap” nello sport è un esempio di come le discussioni moderne possano distaccarsi dalla realtà. La disparità di reddito tra atleti maschili e femminili è una questione molto semplice, radicata nelle differenze di mercato e di introiti. L’enfasi su questo tema ignora i veri problemi economici che affliggono la maggior parte delle persone. È ora di riportare il dibattito sulle questioni che contano veramente, lasciando da parte le battaglie ideologiche che servono solo a dividere ulteriormente la società. Ma non è, in fondo, proprio questo il fine ultimo della moderna sinistra femminista e arcobaleno?

Marcello Rossi