Oltre il 50% degli elettori alessandrini non si è recato alle urne e questo dato è estremamente preoccupante perché frantuma anche il record delle ultime elezioni amministrative dov’è la percentuale degli astenuti è stata intorno al 45%.
Dunque la realtà è quella di un diffuso malessere dei cittadini che è frutto di scarsa fiducia nel mondo politico e quindi nello stare alla larga dalle urne.
Andreotti che conosceva benissimo le sensibilità e gli umori degli elettori italiani soleva chiosare, con il solito realismo, il significato politico della disaffezione alle urne degli italiani :
“Voi pensate che noi politici, il giorno delle elezioni ci mettiamo incollati davanti al televisore, come fate voi, per vedere chi vince e chi perde? A noi, non ce ne frega nulla, tanto il potere è uno solo. A noi interessano solo i dati di quanti non vanno a votare, quante schede bianche e quante annullate. Perché se il non voto arriva al 60%, per noi è finita! Significherebbe che il popolo ha sfiduciato tutto il sistema politico. i giudici non sarebbero più sotto scacco e farebbero immediatamente processi per davvero. E finiremmo tutti in galera!. Ma per fortuna nostra, voi questo non lo sapete e continuate a ripetere le frasette che vi mettiamo in bocca, come: ” se non vai a votare ti rimetti alla volontà degli altri che ci vanno”.
Ma evidentemente erano altri tempi perché ormai è da almeno un lustro che gli elettori italiani stanno disertando in massa le urne e gli appuntamenti elettorali senza che la classe politica nazionale e locale abbia mostrato alcun cambiamento e messo in campo nessuna azione per arginare questo preoccupante fenomeno.
Ma c’è qualcosa di più a mio parere che ha causato questo flop mastodontico:è sempre la più diffusa convinzione che votare non solo serva poco ma che si è diventata addirittura una presa per i fondelli.
Quando si è votato nel 2018 due partiti antisistema come lega e 5 stelle e poi si ritrova al governo un PdC come Mario Draghi è chiaro che anche il meno attento capisce che il suo voto è servito e soltanto a garantire la presenza in Parlamento di alcune centinaia di persone con funzioni politicamente marginali. A conferma di quanto sia diffuso questo sentimento c’è anche il fatto che al voto amministrativo, a livello nazionale, si è recato solo il 51% degli aventi diritto in questa situazione C’è sempre chi ripropone la solita citazione di Mark Twain “se votare servisse a qualcosa non ce lo lascerebbero fare” la cosa comunque non è così semplice, non è un’opzione di bianco e nero:il voto può servire qualcosa quando è ben utilizzato ma chiaramente serve a poco se lo si utilizza in modo sbagliato ma anche quando gli eletti non rispettano i vincoli di mandato, e in contrasto con le indicazioni ricevute dagli elettori, agiscono contro o diversamente dal programma sottoscritto attuando intollerabili cambi di casacca in corso di legislatura. E su quest’ultimo comportamento illegittimo da parte dei politici eletti non esiste nel nostro sistema giuridico uno strumento che permetta agli elettori di delegittimare il politico da loro votato. Mi riferisco allo strumento del “recall”, esistente negli USA, ovvero della richiesta di revoca di un mandato da parte dei cittadini prima della sua scadenza naturale nel caso in cui questi lo abbia tradito e per il quale era stato eletto. Una tale modifica del sistema elettorale dovrebbe essere fatta proprio da quel Parlamento che una volta insediato rischierebbe di essere mandato a casa prima del previsto dai suoi stessi elettori, quindi di loro spontanea volontà non lo faranno mai. Dunque la possibile risposta del cittadino diventa il rifiuto di un voto così concepito che nell’attuale consapevolezza viene visto da molti come voto sprecato. L’astensionismo quindi è il risultato della quasi certezza dell’elettore della inutilità del voto e della impossibilità di modificare i meccanismi che stanno alla base del sistema elettorale. Fino che non verranno sciolte queste rigidità la situazione non potrà che peggiorare per ciò che concerne la partecipazione del cittadino alle vicende elettorali.
Enrica Gardiol
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