Un piccolo gioiello nel cuore della città: il Tinaio degli Umiliati

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Ad Alessandria al numero 13 di via Lumelli, nel quartiere Rovereto, sorge un gioiello architettonico di stupefacente bellezza e poco conosciuto al grande pubblico. Si tratta del cortile e del locale ( adesso entrambi chiusi al pubblico) detto Tinaio degli Umiliati.

L’ordine degli Umiliati era un ordine composto prevalentemente da religiosi e da laici, nato a Milano nel XII secolo e i cui adepti erano dediti alla lavorazione dei tessuti, della lana, alla sua tessitura e tintura.

Questi religiosi avevano creato, annessi alle strutture religiose, laboratori e opifici per il trattamento e la lavorazione dei tessuti stessi ed Alessandria fu uno dei punti di maggiore sviluppo e prosperità. Furono organizzati in città vari opifici annessi alle 5 case cittadine: San Michele in Bergoglio (oltretanaro), San Matteo (in via Trotti), San Maria di Foro, San Siro (fra via Vochieri e via Dossena, demolita nel 1831), San Giovanni dei Cappuccio (l’attuale chiesa di S Rocco e le superstiti struttura dell’opificio [il Tinaio e il suo cortile]).

L’unico edificio superstite del complesso dell’opificio in cui venivano creati e lavorati i tessuti di lana è proprio l’edificio detto ‘Tinaio” dove in apposite vasche venivano colorati i tessuti che poi erano venduti e spediti nelle varie parti d’Italia. I macchinari per la torcitura e la follatura della lana sfruttavano l’energia idrica fornita, in quel tempo, da un canale che si chiamava Rosta e che scorreva parallelo alla via Lumelli.

La collocazione del Tinaio è situata al livello seminterrato di tre metri sotto rispetto all’attuale livello stradale perché questa era l’altezza della strada all’epoca della sua costruzione. Questo luogo si affaccia su un cortile interno del XIII secolo, raccolto e grazioso nella sua riservata meraviglia e ci si stupisce che questo incanto non abbia e non possa trovare una sua opportuna collocazione turistica in un itinerario progettato su il percorso riguardante la presenza del Medioevo in Alessandria. Infatti, ancora oggi tutto il complesso del Tinaio degli Umiliati non è accessibile essendo racchiuso in un’area privata facente parte di un complesso residenziale abitativo. L’ultimo evento pubblico, organizzato in questo luogo, è stata una mostra fotografica intitolata: “Libertà va cercando, ch’è sì cara” nell’aprile del 2010, dopo di che il luogo è rimasto inaccessibile al pubblico e ad altri eventi. Qualcuno recentemente però ha ricordato che, al momento dell’approvazione del progetto di ristrutturazione, fosse anche previsto l’apertura al pubblico nelle ore diurne di un passaggio fra via Lumelli è Piazza San Rocco per consentire la fruibilità di questa area, che costituisce una zona di rara bellezza e una testimonianza preziosa del passato medievale alessandrino.

Tutto ciò ora non è possibile.

Un’ultima curiosità: il grosso delle produzioni della stoffa colorata dell’opificio del Tinaio andava verso Genova e verso il Piemonte interno (dove subiva un ulteriore processo di lavorazione) prima di essere inviato comunque al porto di Genova.

Qui poi veniva distribuito e venduto anche all’estero. Il colore blu dei tessuti (ricavato dalla macerazione di una pianta, il gualdo, di cui l’alessandrino era ricco) era conosciuto come “blu genoa” da cui per allitterazione è diventato poi “blue jeans“.

Enrica Gardiol