Rapporto Istat 2021

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Reddito famiglie ridotto del 2,8% (meno 32 miliardi);

97 mila matrimoni in meno;

Minimo storico di nascite dall’unità d’Italia e numero massimo di decessi dal secondo dopoguerra;

Oltre 2 milioni di famiglie in povertà assoluta.

Questi in sintesi alcuni dati drammatici che emergono dall’annuale rapporto annuale ISTAT che fotografa la situazione del nostro paese in tempi di pandemia

L’impatto dell’emergenza ha fatto sentire i suoi effetti in diversi settori e, in molti casi,ne ha accentuati i loro aspetti critici e di fragilità.

Principalmente i più colpiti sono stati il bilancio demografico, l’istruzione e l’economia.

Nel 2020 infatti si è registrato il più alto numero di decessi, dal secondo dopoguerra, a causa dei morti aggiuntivi per il covid; si è ridotta di 1,2 anni l’aspettativa di vita e la natalità ha risentito degli effetti della pandemia con la caduta delle nuove nascite che ha registrato un nuovo minimo storico con 404.104 nuovi nati e cioè il -3,8% sull’anno precedente.

Tutto ciò può essere spiegabile anche, ma non solo, con un rinvio temporaneo dei progetti di genitorialità dovuta alla precarietà della situazione economica e lavorativa nel nostro paese.

Anche la Scuola ha subito un forte impatto che ha colpito però un settore già in difficoltà. l’Italia è al penultimo posto tra i 27 membri europei per quanto riguarda la formazione universitaria e il numero dei laureati. Le chiusure delle scuole e la didattica a distanza poi hanno ulteriormente creato difficoltà e differenze territoriali. Si stima, ad esempio, che tra aprile e giugno 2020 l’8%degli iscritti, tra scuola primaria e scuola secondaria, non abbia partecipato alle lezioni in video.

Ci sono inoltre altri fattori che hanno ulteriormente aumentato le criticità sulla scuola del nostro paese: in primis si tratta di coloro che hanno abbandonato gli studi dopo la licenza media e che rappresentano il 13,1% dei giovani tra i 18 e i 29 anni e il secondo caso è rappresentato da quei giovani tra i 15 e 29 anni che non sono né occupati né inseriti in un percorso scolastico o formativo

Una condizione quest’ultima che riguarda circa 2,1 milioni di persone: il 23% di quella fascia d’età.

Occupazione e crescita del PIL hanno conosciuto un calo drastico nell’anno della pandemia.

A gennaio del 2021 si contava una perdita di 915.000 posti di lavoro; il prodotto interno lordo italiano ha registrato un crollo dell’8,9%, una caduta di un’ampiezza senza precedenti dal secondo dopoguerra.

Il settore economico italiano nel suo insieme ha subito un vero e proprio shock dovuto alla pandemia

Il nostro sistema produttivo è stato quello più colpito, soprattutto nelle imprese più piccole che hanno rischiato e rischiano tuttora il collasso e la loro sopravvivenza.

Al crollo dell’occupazione e a quello del PIL è seguito quello dei consumi che ha ulteriormente posto in crisi il settore produttivo e manifatturiero italiano.

Inoltre si è avuto una aumento del 9,4% dell’incidenza della povertà assoluta, si tratta per usare le parole dell’istat “degli individui la cui spesa ricade sotto una specifica soglia”,tutto ciò in un contesto sociale di povertà e privazioni che aumentano nonostante le misure pubbliche di sostegno.

Le conseguenze economiche,sociali e di occupazione hanno pesantemente penalizzato il nostro paese per cui

si rende necessario ripensare ad un modello di società che possa garantire una possibile ripresa dell’economia e di tutti quei settori e sono sempre stati trainanti nell’ambito del sistema produttivo italiano.

L’introduzione però del Green Pass, soprattutto in questo periodo di leggera ripresa del settore turistico e dei servizi, rischia di rendere la ripresa molto più difficile ed effimera e potrebbe addirittura costituire un insormontabile ostacolo al rilancio di interi settori economici del nostro Paese e persino a decretarne la loro non sopravvivenza.

Un ennesimo colpo di grazia.

Luigi Manzini