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Scultura di Emanuele Scuotto

È il modo in cui l’artista scolpisce queste vite per elevarle ad un piano non solo estetico, ma anche etico e filosofico. Modellare ciascun soggetto ed estrarne la forma, il senso, l’essenza.

È questo che Emanuele Scuotto (scultore napoletano che plasma la contemporaneità ispirandosi all’arte e tradizione popolare) fa come per magia. E lo fa senza sbavatura,senza enfasi,con una misura straordinaria: figure che si mostrano da sé, si raccontano.

Una donna che abbandona la vita e che, al di là del destino, la ripropone come dono.

Un vero e proprio gesto partecipe che mostra la sensibilità dell’artista nell’esprimere la spiritualità ma anche la materialità femminile.

Il muro intorno alla solitudine della moribonda viene interrotto dai gesti del bambino- le sue mani e la sua bocca che ne ricercano il seno . Ed è proprio la bellezza e la purezza di questi gesti a permettere una conversione dello sguardo: invece della morte,la vita.

Invece del buio,la luce.

Emerge la priorità di un ordine naturale puro,essenziale,antico: il dialogo tra la vita e la morte, la successione degli eventi, la pacificazione dell’essere. E pace è proprio quel silenzioso starsi accanto.

Descrivere l’essenza dell’amore senza nominarlo, tratteggiare il dramma dell’esistenza e della fine e le loro forze cercandone un significato; percorrendo le uniche forme di amore di cui siamo capaci- volgere lo sguardo all’altro.

Enrica Gardiol