Un disastro annunciato: la Sanità italiana

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Il numero dei posti di terapia intensiva in Italia è tra i più bassi in Europa in rapporto al numero di abitanti.

La ragione di questa situazione sta nelle scelte di riduzione della spesa pubblica che il nostro paese ha fatto in questi ultimi anni operando tagli importanti per sostenere il debito pubblico e garantire la stabilità monetaria, pretesa dai diktat europei.

I posti in terapia intensiva, come i posti letto in generale, il numero di operatori in ambito sanitario non sono quasi in un numero sufficiente tale da poter sostenere una situazione normale . Nella situazione attuale di emergenza il sistema sanitario ha mostrato tutta la sua limitatezza. Infatti si sa che uno degli strumenti di resistenza del nostro sistema sanitario di fronte alle epidemie è proprio di quello di aumentare i posti di terapia intensiva che sono stati tagliati nel recente passato e di reclutare urgentemente medici e infermieri.

Le ragioni che hanno preceduto questo momento e che hanno determinato questa situazione sono da rintracciare nella trasformazione del senso e del significato del servizio pubblico e del servizio sanitario in particolare cui abbiamo abbiamo assistito in questi anni: un governo dei numeri in luogo di un governo degli interessi,dei bisogni dei cittadini.

Quelli più consistenti sono stati sono stati messi da parte e pesantemente trascurati tradendo, in parte, il significato anche simbolico e politico di un sistema sanitario in un paese come il nostro dove lo stato sociale è di diritto.

La spesa sanitaria sostenuta dallo Stato italiano nel 2017 è stato pari al 6,6% del PIL, in Germania è al 9,6 e in Francia del 9,5

C’è una differenza sostanziale e proprio in questi giorni è una differenza che si vede nei numeri e nei fatti.

La spesa sanitaria non è paradossalmente diminuita in termini assoluti in questi ultimi anni ma certamente non è cresciuta in proporzione necessaria ad assicurare l’aumento dei bisogni di salute.

In un sistema sanitario che funziona il finanziamento deve crescere anno dopo anno in modo coerente perché se il un sistema sanitario funziona si vive di più si invecchia di più, ci si ammala di più e quindi il sistema sanitario deve adeguarsi alle nuove modalità per trattare le patologie, ai nuovi macchinari e le spese devono essere funzionali a questo nuovo impegno di uno stato civile

Un sistema sanitario per essere all’altezza si deve adeguare e questo deve crescere ogni anno un po’ di più, al contrario la crescita della spesa nel nostro paese è stata una crescita molto inferiore rispetto all’aumento dei bisogni di salute e questo ha determinato progressivamente l’esigenza di ridurre i posti letto ,personale a disposizione mettendo in seria crisi la capacità del servizio di soddisfare i bisogni di salute della popolazione.

Colpisce che in tutto questo che la Commissione igiene e sanità del senato nella presentazione dell’analisi del 2018 abbia considerato con soddisfazione come si sia riuscito a contenere le spese e rispettare i piani di rientro in molte regioni senza sottolineare che tutto questo abbia messo in crisi la capacità di erogare servizi, il funzionamento stesso del sistema e abbia registrato anche importanti disomogeneità nel territorio nazionale, fra regione e regione.

Dal 2009 al 2017 la sanità italiana ha perso circa 46000 unità di persone dipendenti, oltre 8 mila medici e più di 13 mila infermieri.

I tagli alla sanità corrispondono ad altri tagli fatti in altri settori pubblici.

Ma quelli alla sanità sono quelli che si fanno sentire in maniera più consistente soprattutto in momenti come questo.

La scelta di aver dimensionato le strutture sanitarie ai bisogni medi mostra i suoi limiti ed entra in crisi nel momento in cui il bisogno non è più il bisogno standard, normale ma l’epidemia ha colpito sì il nostro paese in maniera inattesa, ma non imprevedibile in modo assoluto

Per questo ragioni si percepisce quanto sia stata colpita la sanità proprio in questo momento drammatico ed emergenziale.

Questo situazione è il frutto di una precisa scelta politica che ha ridimensionato pesantemente i posti letto, il personale le strutture ad una astratta domanda media e non a domande di picco

Tutto ciò a causa di un approccio di natura liberista che data ormai ha diversi decenni che sostiene che il sistema pubblico sia da trattare come un’azienda da rendere efficiente, il meno costoso possibile per erogare le prestazioni che mediamente sono indispensabili a una società . In questo modo è venuta meno la dimensione sociale, simbolica di un servizio pubblico sanitario che ha anche la funzione di rappresentare un’assicurazione per la collettività in ordine alla capacità della sfera pubblica di far fronte alle situazioni imprevedibili, calamitose ,pandemiche come quella che stiamo vivendo adesso. Un’assicurazione anche per i più deboli che ci dovrebbe essere anche in una situazione drammatica come quella di una pandemia, così come prevede la nostra Costituzione.

È mancata una visione d’insieme, un progetto complessivo che avrebbe dovuto coniugare la necessità,da una parte di fare scelte per migliorare la situazione delle cure nelle grandi strutture ospedaliere con le prestazioni di più elevate specialità, ma dall’altra di mantenere nel territorio una serie di presidi che rispondessero, in prima battuta, alla esigenza di salute della comunità di riferimento. ( No al taglio indiscriminato dei piccoli ospedali del territorio)

Questa visione è quella che è anche mancata in questi anni : una sanità di territorio che dia una risposta immediata che intervenga per prima e che poi rimandi ad una struttura più organizzata.

Insomma una politica di corto respiro che affaticato il territorio e demolito una rete consolidata da anni di esperienze.

L’attuale situazione sta evidenzia ancora di più che l’istituzione pubblica è una risposta fondamentale ed insostituibile ai bisogni della collettività

Naturalmente queste vanno rese efficienti e sostenibili dal punto di vista economico, senza però dimenticare la differenza di risposta che esse devono offrire in quanto istituzioni pubbliche, che non è la stessa che devono garantire i servizi privati : è qualcosa di diverso, più organizzata, da un certo punto di vista, più complessa che risponde a domande di portata più ampia.

Questa vicenda ci sta insegnando quanto sia necessario ricostruire il nostro sistema sanitario nazionale,pubblico universalistico rivolto alla piena tutela dei diritti degli individui.

Luigi Manzini