Nel mondo dei “mi piace” si preferisce votare il Grande Fratello che al referendum

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Non si è arrivati al quorum. Fallisce così il referendum sulle trivelle, con un solo 32% degli italiani che si sono presentati a votare, a barrare una crocetta per decidere, o per provare a decidere il dar farsi sull’argomento.
In provincia di Alessandria l’unico comune dove è stato raggiunto è Castellania, paesino alla destra del torrente Scrivia, 99 anime appena. Nelle altre città le percentuali invece sono basse. I risultati parlano da soli, non c’è bisogno di scomodare illustri filosofi o strateghi delle dinamiche sociali per capire che una buona parte degli italiani ha ritenuto inutile andare a votare, e c’è da scommettere che fra quelli che lo hanno fatto ci sia anche chi tra non molto si dirà indispettito dalla situazione del pianeta a livello globale, polemizzando sul traffico che sta inquinando il pianeta, millantando vera passione verso una vita più ecologica e sana.

Ricordare le battaglie che fecero nostri predecessori per regalarci al giorno d’oggi il lusso di non recarsi alle urne e parlare di cambiare le cose passeggiando per il centro commerciale pare antipatico, però è quantomeno attuale.

La situazione odierna dipinge un italiano medio del tutto disinteressato verso le questioni sociali, quasi apatico, che mostra autentica frenesia solo per i prodotti proposti dai mass media e la popolarità da raggiungere sui social.

Un italiano medio che vota volentieri il candidato preferito del grande fratello, e che sogna di ritrovarsi a piangere e litigare in un’isola come fanno i famosi “doc”. E così, nell’era di facebook e dei like, il materialismo dilaga in modo dirompente, e si confonde una sana voglia di vivere bene con egocentrismo malsano che suggerisce di mostrare una vita volutamente frivola solo per suscitare l’invidia altrui, le vacanze diventano competizioni da fotografare e condividere, non più occasioni di svago e relax.
Poco spazio quindi alle questioni politiche e civiche, trattate quasi con ilarità e leggerezza, una battuta su tizio, un posto volgare condiviso sul social, tanto a dimostrare di essere in grado di riconoscere la destra dalla sinistra, quando in realtà le si considera mani uguali.

E allora non dovremmo stupirci se un giorno, si spera lontano (ma la realtà suggerisce il contrario), tutti quei valori di cui tanto si parla con gli amici, quei principi che andrebbero difesi con le unghie, diventeranno ricordi lontani, e saremo così saturi della pochezza da considerarla normale. Ci ricorderemo di una realtà che a volte detestavamo, ma che per qualche motivo non siamo riusciti a cambiare, avendo solo la forza di regalare qualche pallido “mi piace”.

Serena Muda